L’uomo nell’alto castello – Serie TV (Amazon Video)

Sara Esposito/ Giugno 13, 2020/ Series/ 0 comments

L’alone di mistero verso “l’uomo nell’alto castello” è qualcosa
che attrae l’attenzione dello spettatore, ma è anche la nota stridente in tutta
la serie. I video prodotti di un mondo parallelo nel quale il regime ha perso
la seconda Guerra Mondiale, è qualcosa che all’inizio sembra avere delle
sembianze fantastiche. E se si fa una serie TV così rifrangente della vita
reale non si possono aggiungere elementi di un mondo che “non esiste”. Tuttavia, la situazione è ben gestita, la possibilità dei viaggi interdimensionali non è
dopotutto una realtà così lontana dalla nostra.

Da tempo scienziati, filosofi e sognatori, sperano di capire
se sia possibile conoscere una delle altre linee parallele alla nostra. In
realtà, tutta la storia viene anche un po’ forzata verso la fine, quando il
dittatore tenta di mandare il suo esercito dall’altro lato. Questo tuttavia,
qualcuno potrebbe dire che è parte delle “qualità” di chi ha un controllo
assoluto voler arrivare sempre più lontano.

Per quanto riguarda i personaggi, invece, sono ben congegnati, in particolare Juliana Crain (alias Alexa Davalos) che nonostante abbia qualche difficoltà a gestire il lato sentimentale della sua vita è una donna coraggiosa e che si ritrova più volte a compiere delle scelte difficili. La sua storia d’amore con Frank Frink sembra essere tra le più dibattute e difficili, ma è chiaro che tra i due sia lei ad avere una personalità maggiormente decisiva. Frank
Frink (Rupert Evans), infatti, è perseguitato dalle sue origini ebraiche e solo
le sue ossessioni risvegliano il suo lato combattivo, tuttavia l’epilogo di
questo personaggio è sicuramente spiazzante.

Per l’amore tanto desiderato quanto impossibile di Juliana, Joe
Blake, invece, interpretato da Luke Kleintank, non si può non ammettere che
abbia svolto un ruolo decisivo nella storia. Grande doppiogiochista che come
ogni spia a servizio del governo che si rispetti, ignora i piani che gli sono
stati imposti, fino a rendersi conto di non essere altro che una pedina su di
una grande scacchiera. Sebbene però, sembri ravveduto del ruolo impostogli dai
suoi superiori, né la sua moralità né il suo amore per Juliana sono una valida
motivazione per allontanarlo dai loschi fini dei suoi comandanti. Sebbene la
storia della “razza pura” e del suo essere un “ariano perfetto” possa sembrare
verosimile, personalmente sono convinta che questo espediente nella trama della storia sia semplicemente qualcosa che leghi il personaggio ai nazisti, oltre al padre, infatti, è come se fosse necessario qualcosa di più grande che spinga il nostro Joe a non scegliere il bene, come marchiandolo a vita per qualcosa che non ha scelto e costringendolo a rinunciare alla sua agognata storia d’amore con Juliana. L’altra donna della sua vita, invece, ovvero Nicole Dörmer (Bella Heathcote) anche lei partecipante al progetto, è lo stereotipo della ragazza potente ma viziata, che ha il compito di riportare Joe Blake sulla “giusta via”.

Nobusuke Tagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa) è invece un personaggio che apparentemente sembra fuori dalla storia, è – come ci si aspetta da un membro della popolazione nipponica – estremamente connesso con il suo lato spirituale, e a dimostrarlo è la differenza radicale che c’è tra lui e l’ispettore Kido che invece sembra essere stato “americanizzato” dalla sua vita
negli Stati Uniti. Entrambi i percorsi prendono direzioni assai diverse, ma la sorte dell’ispettore, sembra avere un tono accusatorio verso la mafia giapponese che esiste nella nostra realtà quotidiana… chissà, forse gli americani anche questa volta hanno voluto mandare un messaggio particolare…

Tra i personaggi principali, inoltre, non può mancare un osservazione sulla famiglia Smith e principalmente su John Smith, principale rivale della protagonista Juliana. Soldato a servizio dell’esercito americano, subisce la sconfitta e con un ignavo voltabandiera suo e della moglie per necessità economiche, decide di mettersi a servizio del nemico. Le sue decisioni possono sembrare alquanto giustificate, data la situazione, l’America è controllata dai
nazisti, l’esercito a stelle e strisce è stato battuto e tutti coloro che si oppongono al reich vengono uccisi o muoiono di fame. La decisione di John è dovuta al bambino in fasce, suo figlio Thomas e per il bene della sua famiglia, ci si adatta come si può. Ma da lì a essere la mano che avvia un programma con nuovi campi di concentramento, la differenza è molta. Le sue figlie e sua moglie sembrano capirlo nonostante i privilegi e il valore sociale che si ottiene quando il padre e marito è Obergruppenführer. Tuttavia probabilmente è il giovane unico figlio maschio Thomas, autoconsegnatosi alle forze nazista, a causa di una grave malattia genetica, a risvegliare nella moralità materna un pensiero che forse in tutto questo “ci sia qualcosa che non quadra”, mentre il padre viaggia tra i due mondi sentendosi meno responsabile nella visione di un figlio perfettamente sano in un universo parallelo. Tuttavia, sebbene la sua morte nel mondo di Juliana sembri essere piuttosto giustificata, anche se forse in fondo c’era in lui un qualcosa che poteva essere salvato, nella realtà dove l’Obergruppenführer, un ordinario lavoratore e padre di famiglia, forse poteva essere risparmiato.

Congetture

Il finale, come affermato anche dal regista lascia molti dubbi e perplessità. Questo portale che appare come un passaggio a un’altra realtà in cui la vittoria non è nelle mani del reich, è un elemento principale nella seconda parte della serie televisiva, e che è anche protagonista dello stesso finale. Cosa accade quando tutte quelle persone entrano nella dimensione
dell’uomo nell’altro castello, e chi è il soggetto che sotto questo nome, cela la sua identità reale. Sebbene nei film si abbia un resoconto molto più dettagliato di Hawthorne Aberndsen, ovvero l’uomo nell’altro castello (Stephen Root), nella serie TV oltre ad essere prima un uomo misterioso e poi un aiutante di Juliana, di lui si sa solo che era un importante tassello della resistenza.

Tuttavia la serie porta il suo nome. Probabilmente perché nonostante il suo personaggio non abbia un ruolo centrale, a volte è quello che rappresenta, è l’ideale ad essere importante nella storia, e non soltanto la figura in sé.

Le congetture, comunque, restano tante, e molte sono le domande dei fan. Si può affermare che mai un finale così ben congegnato sia stato così aperto a numerose possibilità. Ogni lettore, a questo punto, può diventare scrittore o sceneggiatore, e immaginarsi da questo momento cosa potrebbe accadere, e magari inventare la propria parte della storia, se si è
dotati di una vena creativa. Quello che è chiaro, è che la serie sia finita ma la sua storia no, e questo è molto significativo: sarà stata forse intenzione dello scrittore Philip Dick, quella di mostrare come senza un epilogo del mondo “reale” non può esistere nemmeno un vero e proprio finale del suo libro? Questo possiamo solo supporlo.

  1. Non si tratta di storicità, perché la serie è incentrata su <<cosa sarebbe potuto accadere se…>>, ma proprio per questo motivo, ci espone ad una maggiore consapevolezza di quanto il mondo sarebbe potuto essere diverso.
  2. Ricco di dettagli e particolari. Lo studio di un nuovo mondo, una realtà dove le bandiere, i loghi, le lingue parlate subiscono modifiche che agli occhi di qualsiasi ascoltatore sono strane e anche discordanti, ma ben orchestrati.
  3. Naturalmente per gli appassionati delle storie d’amore, non mancherà un po’ di tinta rosa. All’interno della serie TV, c’è la crescita, il cambiamento, ma anche le relazioni, e le difficoltà da affrontare.
  4. Il “doppiogioco”, a fare da padrone nella storia è la smania di mostrare un finto volto, nascondendo identità e fini fino all’ultimo, in un mondo dove non è più concesso essere se stessi.
  5. Come ogni mondo distopico dove c’è uno o più dittatori c’è anche un gruppo anarchico che si rispetti, ma questi non sono supereroi, non hanno poteri straordinari, sono quegli uomini che sono stati sconfitti e che non possono per volontà o necessità essere parte di quella società, e ne creano una “nuova”.

L’alone di mistero verso “l’uomo nell’alto castello” è qualcosa
che attrae l’attenzione dello spettatore, ma è anche la nota stridente in tutta
la serie. I video prodotti di un mondo parallelo nel quale il regime ha perso
la seconda Guerra Mondiale, è qualcosa che all’inizio sembra avere delle
sembianze fantastiche. E se si fa una serie TV così rifrangente della vita
reale non si possono aggiungere elementi di un mondo che “non esiste”. Tuttavia, la situazione è ben gestita, la possibilità dei viaggi interdimensionali non è
dopotutto una realtà così lontana dalla nostra.

Da tempo scienziati, filosofi e sognatori, sperano di capire
se sia possibile conoscere una delle altre linee parallele alla nostra. In
realtà, tutta la storia viene anche un po’ forzata verso la fine, quando il
dittatore tenta di mandare il suo esercito dall’altro lato. Questo tuttavia,
qualcuno potrebbe dire che è parte delle “qualità” di chi ha un controllo
assoluto voler arrivare sempre più lontano.

Per quanto riguarda i personaggi, invece, sono ben congegnati, in particolare Juliana Crain (alias Alexa Davalos) che nonostante abbia qualche difficoltà a gestire il lato sentimentale della sua vita è una donna coraggiosa e che si ritrova più volte a compiere delle scelte difficili. La sua storia d’amore con Frank Frink sembra essere tra le più dibattute e difficili, ma è chiaro che tra i due sia lei ad avere una personalità maggiormente decisiva. Frank
Frink (Rupert Evans), infatti, è perseguitato dalle sue origini ebraiche e solo
le sue ossessioni risvegliano il suo lato combattivo, tuttavia l’epilogo di
questo personaggio è sicuramente spiazzante.

Per l’amore tanto desiderato quanto impossibile di Juliana, Joe
Blake, invece, interpretato da Luke Kleintank, non si può non ammettere che
abbia svolto un ruolo decisivo nella storia. Grande doppiogiochista che come
ogni spia a servizio del governo che si rispetti, ignora i piani che gli sono
stati imposti, fino a rendersi conto di non essere altro che una pedina su di
una grande scacchiera. Sebbene però, sembri ravveduto del ruolo impostogli dai
suoi superiori, né la sua moralità né il suo amore per Juliana sono una valida
motivazione per allontanarlo dai loschi fini dei suoi comandanti. Sebbene la
storia della “razza pura” e del suo essere un “ariano perfetto” possa sembrare
verosimile, personalmente sono convinta che questo espediente nella trama della storia sia semplicemente qualcosa che leghi il personaggio ai nazisti, oltre al padre, infatti, è come se fosse necessario qualcosa di più grande che spinga il nostro Joe a non scegliere il bene, come marchiandolo a vita per qualcosa che non ha scelto e costringendolo a rinunciare alla sua agognata storia d’amore con Juliana. L’altra donna della sua vita, invece, ovvero Nicole Dörmer (Bella Heathcote) anche lei partecipante al progetto, è lo stereotipo della ragazza potente ma viziata, che ha il compito di riportare Joe Blake sulla “giusta via”.

Nobusuke Tagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa) è invece un personaggio che apparentemente sembra fuori dalla storia, è – come ci si aspetta da un membro della popolazione nipponica – estremamente connesso con il suo lato spirituale, e a dimostrarlo è la differenza radicale che c’è tra lui e l’ispettore Kido che invece sembra essere stato “americanizzato” dalla sua vita
negli Stati Uniti. Entrambi i percorsi prendono direzioni assai diverse, ma la sorte dell’ispettore, sembra avere un tono accusatorio verso la mafia giapponese che esiste nella nostra realtà quotidiana… chissà, forse gli americani anche questa volta hanno voluto mandare un messaggio particolare…

Tra i personaggi principali, inoltre, non può mancare un osservazione sulla famiglia Smith e principalmente su John Smith, principale rivale della protagonista Juliana. Soldato a servizio dell’esercito americano, subisce la sconfitta e con un ignavo voltabandiera suo e della moglie per necessità economiche, decide di mettersi a servizio del nemico. Le sue decisioni possono sembrare alquanto giustificate, data la situazione, l’America è controllata dai
nazisti, l’esercito a stelle e strisce è stato battuto e tutti coloro che si oppongono al reich vengono uccisi o muoiono di fame. La decisione di John è dovuta al bambino in fasce, suo figlio Thomas e per il bene della sua famiglia, ci si adatta come si può. Ma da lì a essere la mano che avvia un programma con nuovi campi di concentramento, la differenza è molta. Le sue figlie e sua moglie sembrano capirlo nonostante i privilegi e il valore sociale che si ottiene quando il padre e marito è Obergruppenführer. Tuttavia probabilmente è il giovane unico figlio maschio Thomas, autoconsegnatosi alle forze nazista, a causa di una grave malattia genetica, a risvegliare nella moralità materna un pensiero che forse in tutto questo “ci sia qualcosa che non quadra”, mentre il padre viaggia tra i due mondi sentendosi meno responsabile nella visione di un figlio perfettamente sano in un universo parallelo. Tuttavia, sebbene la sua morte nel mondo di Juliana sembri essere piuttosto giustificata, anche se forse in fondo c’era in lui un qualcosa che poteva essere salvato, nella realtà dove l’Obergruppenführer, un ordinario lavoratore e padre di famiglia, forse poteva essere risparmiato.

Congetture

Il finale, come affermato anche dal regista lascia molti dubbi e perplessità. Questo portale che appare come un passaggio a un’altra realtà in cui la vittoria non è nelle mani del reich, è un elemento principale nella seconda parte della serie televisiva, e che è anche protagonista dello stesso finale. Cosa accade quando tutte quelle persone entrano nella dimensione
dell’uomo nell’altro castello, e chi è il soggetto che sotto questo nome, cela la sua identità reale. Sebbene nei film si abbia un resoconto molto più dettagliato di Hawthorne Aberndsen, ovvero l’uomo nell’altro castello (Stephen Root), nella serie TV oltre ad essere prima un uomo misterioso e poi un aiutante di Juliana, di lui si sa solo che era un importante tassello della resistenza.

Tuttavia la serie porta il suo nome. Probabilmente perché nonostante il suo personaggio non abbia un ruolo centrale, a volte è quello che rappresenta, è l’ideale ad essere importante nella storia, e non soltanto la figura in sé.

Le congetture, comunque, restano tante, e molte sono le domande dei fan. Si può affermare che mai un finale così ben congegnato sia stato così aperto a numerose possibilità. Ogni lettore, a questo punto, può diventare scrittore o sceneggiatore, e immaginarsi da questo momento cosa potrebbe accadere, e magari inventare la propria parte della storia, se si è
dotati di una vena creativa. Quello che è chiaro, è che la serie sia finita ma la sua storia no, e questo è molto significativo: sarà stata forse intenzione dello scrittore Philip Dick, quella di mostrare come senza un epilogo del mondo “reale” non può esistere nemmeno un vero e proprio finale del suo libro? Questo possiamo solo supporlo.

 

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