Lavoro del regista Stephen Knight, e da poco nei cinema italiani, non ha suscitato altro che critiche negative. Trama già sentita, attori costretti in parti già ormai passate di moda, e un miscuglio di tematiche non amalgamato. In realtà è un film che va analizzato cercando di usare come filtro l’”estremizzazione” dei suoi contenuti. Che Baker Dill (Matthew McConaughey) sia un marinaio quasi perso nella sua pazzia, dipende anche dal passato che ha alle spalle, stessa cosa per Anne Hathaway nei panni di Karen, che si ritrova un marito violento solo perché con la sua bellezza ha sedotto l’uomo sbagliato.
Il film è interessante, e la presenza di un noir misto al metafisico e ad un possibile universo parallelo, lo rende molto accattivante. L’unica critica che da osservatore andrebbe fatta è che di 106 minuti di visione, la prima parte lascia il tempo che trova. Può servire a confondere le idee dello spettatore, può far capire come Dill sia bloccato in una routine che giorno dopo giorno lo porta sempre al punto di partenza, ma di fondo non c’è alcuno sviluppo di trama. Tutte le scoperte interessanti avvengono nella seconda parte del film, lasciando un po’ di amaro in bocca in un cosiddetto “finale aperto”.